Pierfilippo Cerretti, docente di Zoologia Sistematica e direttore del Museo di Zoologia della Sapienza, la mia attività di ricerca si svolge perlopiù in ambito entomologico sistematico, filogenetico ed evoluzionistico.
In Europa sono presenti a oggi quattro specie di Vespa: due autoctone, il calabrone comune (Vespa calabro) e la vespa orientale (V. orientalis), più due introdotte dall’uomo e originarie dell’est Asia, il calabrone bicolore (V. bicolor), a oggi presente solo in poche aree dell’Andalusia (Spagna meridionale), e la specie aliena invasiva, il calabrone asiatico (V. velutina), che ha finora invaso Francia meridionale e l’Italia settentrionale fino alla Toscana.
La vespa orientale predilige le zone mediterranee dell’Italia centromeridionale. Entrambe le specie autoctone della nostra fauna sono sinantropiche (ovvero possono occasionalmente vivere a stretto contatto con l’Uomo) e possono nidificare in edifici che offrano sottotetti, controsoffitti, intercapedini, oppure in giardini (nel terreno, in cavi di alberi), sia in ambienti agricoli che urbani. È evidente che contesti antropici offrono una pletora di spazi idonei alla nidificazione di questi imenotteri. Le due specie native di Vespa nostrane sono piuttosto simili tra loro per forma e dimensioni ma V. orientalis si riconosce per una vistosa banda giallo chiaro sull’addome. Anche i loro veleni e la muscolatura che muove l’aculeo velenifero sono simili. Il fatto che la vespa orientale abbia una maggiorata capacità di pungere va quindi considerato come una fake news.
Storici dati della sua distribuzione in Italia sono frammentari, ma sembra che da qualche anno questa specie sia andata incontro a un incremento demografico e, forse, a espansione geografica in alcune zone del centro. Tuttavia, non sono mai stati svolti studi specifici che possano supportare o rifiutare tali ipotesi. La specie è nota per il Lazio e la città di Roma almeno fino dagli anni ‘30 e ‘40 del XX secolo, in quanto nei Musei naturalistici romani (ad esempio: Museo di Zoologia della Sapienza, Museo Civico di Zoologia) sono conservati campioni rinvenuti nell’Urbe in tale periodo. Le stesse collezioni confermano che, da allora, la specie è stata avvistata con continuità fino al presente. Negli ultimi 2/3 anni, gli avvistamenti nella città da parte di entomologi di V. orientalis sono aumentati e hanno confermato la sua presenza in altre zone comprese all’interno del Grande Raccordo Anulare, si vedano i dati pubblicamente disponibili sulla specie sulla piattaforma di citizen science iNaturalist).
Per ora l’ipotesi più plausibile che possa spiegare questa espansione apparente e aumento della densità della vespa orientale è l’effetto del cambiamento climatico. Essendo essa una specie termofila, che predilige cioè ambienti più caldi, l’alterazione delle condizioni climatiche della Capitale verso estati torride associate a inverni miti può molto probabilmente fornire un vantaggio significativo per la vespa orientale, che ha così maggior tempo per riprodursi e disperdersi nell’ambiente. Molti studi dimostrano infatti che al cambiare di temperatura e precipitazioni le alterazioni sugli ecosistemi possono essere drammatiche, sia sulla componente animale che vegetale e nel futuro è lecito attendersi un’espansione di specie termofile a discapito di quelle che preferiscono climi più freschi e miti (mesofile). Ipotesi da sfatare dietro l’aumento di vespa orientale riportata dai giornali è la presenza nelle strade di spazzatura come possibile causa scatenante l’aumento dei nidi in città. Essa è del tutto priva di fondamento scientifico, in quanto la vespa orientale non ha alcuna relazione ecologica con i rifiuti creati dall’uomo. Le vespe sono predatori degli altri insetti che all’occorrenza si nutrono di carcasse e rifiuti, ma questa fonte risulta essere del tutto marginale nella loro dieta.
Vespa orientale e calabrone comune non sono gli unici imenotteri a essere presenti nella Capitale Altre specie simili potrebbero essere confuse con Vespa orientalis, è quindi opportuno che ogni avvistamento venga accompagnato da una foto che possa essere sottoposto a giudizio esperto per essere certi della specie avvistata. Il modo più facile per farlo è utilizzare l’app iNaturalist, che richiede il semplice caricamento di una foto dell’animale sul sito (https://www.inaturalist.org) dove avverrà l’identificazione da parte di utenti in grado di riconoscerla. Allo scopo di promuovere la sensibilità ambientale e ridurre il panico immotivato nei cittadini, fondamentale è la divulgazione scientifica e il coinvolgimento del grande pubblico nella scienza. A tale scopo possono essere molto efficaci progetti di citizen science che, tramite l’app smartphone di iNaturalist (https://www.inaturalist.org), vedono cittadini “scienziati” cimentarsi nella ricerca di piante e animali, in questo caso la vespa orientale, da documentare tramite foto che, una volta caricata sulla piattaforma, sarà identificata da esperti da tutto il mondo.
