Statement SCB Italy in solidarietà con il popolo palestinese

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La Society for Conservation Biology Italy Chapter, comunità scientifica impegnata nella tutela e conservazione della biodiversità, esprime la propria solidarietà al popolo palestinese e condanna con fermezza le gravi violazioni dei diritti umani e ambientali che continuano a verificarsi nei territori occupati illegalmente da Israele.

Come scienziate e scienziati della conservazione, crediamo che la tutela della biodiversità sia intrinsecamente legata alla difesa della giustizia sociale e del diritto dei popoli nativi a vivere in equilibrio con gli ecosistemi a cui sono interconnessi. In Palestina, decenni di occupazione militare, espropriazioni e politiche discriminatorie hanno profondamente compromesso gli ecosistemi locali, ostacolando la continuità delle pratiche tradizionali di gestione del territorio. Paesaggi un tempo curati attraverso saperi agro-silvo-pastorali sono oggi frammentati, inquinati o trasformati in aree militarizzate. Il genocidio in corso è accompagnato da una sistematica distruzione ambientale: bombardamenti, incendi deliberati, barriere fisiche, blocchi all’accesso all’acqua e sostituzione di ambienti naturali con infrastrutture e monocolture. Tali processi non sono semplici danni collaterali, ma parte integrante di una strategia coloniale che mira anche alla cancellazione della memoria ecologica e culturale. Ne sono esempio la sostituzione di villaggi palestinesi con piantagioni di pini non autoctoni, vulnerabili agli incendi, e l’uso di armi tossiche come il fosforo bianco, che ha avvelenato il suolo e distrutto alberi simbolici come gli agrumi (laymoun, bordaan) e gli ulivi secolari (zeitun), portatori di valore alimentare, culturale e comunitario.

Riteniamo inaccettabile che la comunità della conservazione ambientale rimanga silente di fronte a questi abusi. Il silenzio, in questi casi, finisce solo per legittimare atti inaccettabili da parte di un governo le cui politiche di occupazione, segregazione territoriale e distruzione ambientale rappresentano gravi violazioni dei diritti umani e dei principi della giustizia ecologica. La nostra comunità ritiene necessario ed urgente un cambio di rotta che riconosca l’impatto del colonialismo e dei conflitti armati sulla perdita di biodiversità, non solo nel passato ma anche nel presente, e che ripudi qualsiasi attività di ricerca o conservazione illegittima in aree occupate illegalmente. Un approccio integrato alla conservazione non può prescindere dal ruolo centrale della tutela dei diritti delle comunità indigene e locali, inclusi quelli della comunità palestinese.

English version

The Society for Conservation Biology Italy Chapter, a scientific community committed to the protection and conservation of biodiversity, expresses its solidarity with the Palestinian people and strongly condemns the serious violations of human and environmental rights that continue to occur in the territories illegally occupied by Israel.

As conservation scientists, we believe that protecting biodiversity is inherently tied to defending social justice and the rights of Indigenous peoples to live in balance with the ecosystems to which they are connected. In Palestine, decades of military occupation, land expropriation, and discriminatory policies have severely impacted local ecosystems, disrupting traditional land stewardship practices. Landscapes once shaped by agro-silvo-pastoral knowledge are now fragmented, polluted, or transformed into militarized zones.

The ongoing genocide is accompanied by systematic environmental destruction: bombings, deliberate fires, physical barriers, water access blockades, and the replacement of natural environments with infrastructure and monocultures. These are not merely collateral damages but rather integral parts of a colonial strategy aimed at erasing ecological and cultural memory. Examples include the replacement of Palestinian villages with non-native pine plantations and the use of toxic weapons like white phosphorus, which have poisoned the soil and destroyed symbolic trees such as citrus (laymoun, bordaan) and ancient olive trees (zeitun), which hold nutritional, cultural, and communal value.

We consider it unacceptable for the conservation community to remain silent in the face of these abuses. Silence, in such cases, only serves to legitimize the unacceptable actions of a government whose policies of occupation, territorial segregation, and environmental destruction represent serious violations of human rights and ecological justice.

Our community believes it is necessary and urgent to shift course and recognize the impact of colonialism and armed conflict on biodiversity loss, not only in the past but also in the present, and to reject any form of research or conservation activity carried out illegitimately in illegally occupied areas. An integrated approach to conservation cannot overlook the central role of defending the rights of Indigenous and local communities, including those of the Palestinian people.

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